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“Il Partito Democratico ha sempre combattuto il ‘caporalato’, non ha mai fatto ricorso a termini militareschi e/o di caserma così come afferma il consigliere regionale Antonio Galati. Nel caso specifico, riguardante le vicende dell’Ospedale Santa Caterina Novella di Galatina, ad onor del vero, bisogna ricordare (a noi stessi) che il Piano Sanitario Regionale è stato elaborato ed eseguito da assessori appartenenti al Partito di Vendola.
Rammentiamo che nel lontano 2005, prima campagna elettorale per Vendola candidato alla Presidenza della Regione Puglia, in visita all’Ospedale, fece delle promesse che lo avrebbe potenziato, tanto da renderlo d’eccellenza. Oggi invece assistiamo ad una lenta agonia che porterebbe entro pochi anni alla definitiva chiusura.
Il Partito Democratico ritiene che, allo stato attuale, non ci sono le condizioni (economiche e politiche) per costruire nuovi ospedali. A Galatina si sono spesi e si continuano a spendere diversi milioni di euro per la ristrutturazione e la sua messa a norma.
La Spending Review adottata per la sanità, gestita suo malgrado dall’attuale assessore, è stata progettata in maniera scientifica da altri responsabili al ramo con la benedizione del Presidente Vendola.
Galatina ha già dato fin dai tempi di Fitto, con la chiusura di ben cinque reparti “Neurologia, Otorino, Oculistica, Urologia e Geriatria”. Riteniamo pertanto che gli attuali reparti vengano non solo mantenuti, ma soprattutto potenziati con primariati in piena autonomia dirigenziale e non a mezzo servizio.
Il PD di Galatina non voleva entrare in questa sterile polemica, che non porta da nessuna parte, ritiene invece utile un costante impegno affinché l’ospedale di Galatina sia potenziato per ritornare ad essere punto di riferimento per tutto il Salento e valido filtro per il Vito Fazzi di Lecce”.
Questo è il comunicato stampa emesso dalla Segreteria del Partito Democratico di Galatina in data 17 ottobre 2013.
Ora, esattamente dopo dodici mesi, la situazione dell’Ospedale “Santa Caterina Novella” di Galatina non sembra essere cambiata più di tanto. Ma la stessa situazione, se non peggiore, viene vissuta anche da altri nosocomi pugliesi. Il nuovo Piano di Riordino Ospedaliero proposto dalla Giunta regionale pugliese, con strenuo sostenitore il presidente Nichi Vendola, è un qualcosa che scontenta tutti e, anche se sembra impossibile, addirittura ancor più in modo peggiore. Infatti, soprattutto all’interno del centrosinistra che da Bari governa la Puglia, volano stracci dappertutto, e a pagare il “conto” siamo tutti noi pugliesi. Tutti: di sinistra, di centro, di destra, e pure i non schierati. Sempre che nello scacchiere politico le distinzioni hanno ancora valore e credito, considerato che – attualmente – non si sa cosa sia di destra, di centro, di sinistra. Le idee sono molto confuse, a cominciare da Roma, dove il Partito Democratico viene attaccato (soprattutto dall’interno) per attuare politiche care alla destra.
Ma fermiamoci al nostro piccolo.
Non molto tempo addietro Sinistra Ecologia e Libertà di Galatina attaccava il Piano di Riordino Ospedaliero perché accorpava reparti di Galatina a quelli di Copertino; l’allarme del locale Circolo di Sel lanciava l’allarme sul rischio di svuotamento del “Santa Caterina Novella”. Allarme che, per la verità, non può rientrare perché le manovre baresi continuano e dovremo essere sempre con le antenne pronte a captare ogni decisione per sventare nuovi eventuali colpi di mano dopo le ultime proposte che prevedono la soppressione di Ortopedia e la menomazione di altri reparti.
Le “guerre” all’interno del centrosinistra, però, continuano. In vista della campagna elettorale per le regionali, del prossimo anno, si sono aperti più fronti: in Consiglio regionale il capogruppo (Romano) e l’ex capogruppo (Maniglio) del Partito Democratico, che esprime Donato Pentassuglia quale assessore regionale alla Sanità, ormai contestano tutto al governatore Vendola, arrivando anche a indicargli la strada da seguire sino alla fine del suo mandato. Senza dimenticare che sulla nomina dei nuovi direttori generali, che dovrà avvenire nel prossimo mese di novembre, è in atto una guerra tra alleati che potrebbe portare a chissà quali conseguenze.
Dieci anni fa, allorché venne pubblicizzata l’ipotesi del Piano di Riordino Sanitario dall’allora presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, in tanti si mossero per contestare quello che veniva definito un attentato alla sanità pugliese: blocchi stradali, violenze fisiche, scioperi e quant’altro venne messo in essere perché non se ne poteva più della “distruzione” della sanità pugliese. Poi, una volta al governo regionale, Nichi Vendola non ha fatto altro che attuare per la quasi totalità quel Piano tanto contestato, perché (così giustificò) le norme obbligavano a quelle scelte. Ora che si stanno ancora usando le forbici ancora di più, forse oltre ogni logica, tutti siamo ammutoliti, quasi sedati dall’affabulazione di un incantatore che ormai non affascina più nessuno. Neanche i suoi più accaniti sostenitori, quelli che una volta erano impegnati nelle “Fabbriche di Nichi” ma che, in definitiva, si sono trovati ancor più come nuovi inoccupati, inasprendo la disperazione in chi aveva creduto ciecamente nel novello “unto dal Signore”.
Passano le stagioni politiche e fortunatamente passano anche gli uomini e le donne che quelle stagioni hanno messo in essere.
A nulla valgono, in extremis, le iniziative che sono solo dei palliativi per tentare di rilanciare l’occupazione in una terra, quella pugliese, che doveva solo seguire la propria vocazione: agricoltura, industria manifatturiera, turismo, commercio. L’industria pesante non doveva essere permessa in una terra che da sempre produce olio e vino, da sempre gode del sole, del mare e del vento. E, a proposito del vento, le pale eoliche e ancor più i pannelli solari gridano vendetta per aver svenduto il nostro territorio a pochi che perseguono solo l’interesse privato. E anche di questo Vendola dovrà dar conto politicamente perché ha permesso tutto, facendo deturpare il nostro territorio e forse anche di più.
Per chiudere, la usuale nota locale.
La Tasi, la nuova tassa che fa salire il numero dei tributi locali, costerà di più non solo perché integra di fatto i trasferimenti finanziari che lo Stato non concede più ai Comuni, ma anche perché l’Amministrazione comunale di Galatina ha applicato la misura massima consentita.
Qualcuno dirà che non era possibile diversamente, perché – altrimenti – si sarebbe creato un “buco di bilancio”.
Purtroppo è arrivato il tempo di scontare antiche ipoteche sulla casse comunali: caro lettore ricordi quando, a cavallo tra il 2008 e il 2009, (con deliberazioni utili socialmente, ma devastanti finanziariamente) vennero stabilizzati ben 9 lavoratori socialmente utili, oltre a 4 persone assunte temporaneamente con contratto co.co.co., 1 appartenente alle categorie protette e 6 vigili urbani? Ricordi quanti eventi culturali o pseudo-tali (Notte della Cultura, La Notte della Taranta, Estate Galatinese, comprese quelle della Cuccuvàscia, ecc.) sono stati svolti solo per accontentare amici e amici degli amici?
E gli esempi si fermano qui per non allarmare altre persone nel ricordare sagre e feste in città e nel quartiere fieristico che avevano il solo scopo di rimpolpare le tasche di persone molto, ma molto vicine ad amministratori del tempo.
Ora abbiamo pagato la prima rata della Tasi e siamo tutti infelici e scontenti.
Almeno fino alla prossima tornata elettorale, quando torneremo a votare e molti daranno il proprio sostegno ai soliti noti per parentela, amicizia o tornaconto personale.
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