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Succede, spesso, che parlando ai sordi si rischia di non essere sentiti.

E può succedere pure che, a volte, si guarda ma non si vede.

Probabilmente questo è quanto avviene a Galatina con un’Amministrazione comunale intenta a sognare chissà quale grande evento culturale o quale grande occasione utile a sottolineare la propria identità ideologica o la propria unicità nei meandri politici locali e soprattutto nazionali.

Basterebbe, invece, guardarsi intorno e probabilmente non sarebbero esibite molte brutture ai tanti turisti i quali si fanno idea di Galatina come una città trascurata, nonostante le indiscutibili bellezze architettoniche civili e religiose, e anche enogastronomiche.

Il 29 novembre scorso, sul n° 19 di questo nostro giornale, abbiamo pubblicato in prima pagina due foto dalle quali si evince come vengono curate le aiuole delle strade della nostra città. Via Ippolito De Maria, la strada che dalla provinciale per Lecce porta al Quartiere fieristico, era invasa da piante di ogni genere e soprattutto, nella “foresta” che si era venuta a creare, da topi e rettili vari, anche pericolosi.

Ebbene, a distanza di circa un anno, dopo i lavori di pulizia effettuati frettolosamente all’epoca, ora (come documentiamo nuovamente con la foto – sotto – del 21 settembre corrente) la “foresta” si è ricostituita. Il 23 settembre successivo, però, la proprietà (probabilmente avvisata da qualcuno che ci ha visti fotografare il sito) ha provveduto alla pulizia della zona. Pubblichiamo comunque la foto del 21 settembre, nella speranza che in futuro non si ripeta nuovamente quanto già avvenuto. E nella speranza che finalmente quella zona venga recintata.

Ma, si dirà, si tratta della periferia della città e tanti occhi non vedono. Semmai è un fastidio per poche persone che abitano o operano nei pressi di quel luogo: dimenticando però che ogni giovedì non solo centinaia e centinaia di galatinesi, ma anche molti cittadini dei paesi vicini si recano al mercato settimanale.

Ma non è solo la periferia ad essere trascurata perché già prima, cioè il 31 maggio 2013, con il n° 10 di questo quindicinale, abbiamo documentato e denunciato con una foto in prima pagina cosa… cresceva nell’area adiacente alla chiesa della Madonna Immacolata, in pieno centro cittadino.

A pochi, veramente pochissimi passi dalla villa comunale della centralissima Piazza Dante Alighieri, luogo di passaggio e soprattutto d’incontro dei cittadini e dei turisti (questi, veramente tanti, oltre ogni più rosea previsione e probabilmente grazie alla stagione estiva non sempre troppo favorevole per un rinfrescante bagno nelle fresche e limpide acque delle marine ioniche o adriatiche), fioriva una coltivazione di piante selvatiche che vanificava qualsiasi meritoria azione di richiamo turistico.

Quella situazione, come si può chiaramente vedere grazie alla foto scattata alle ore 10 del 17 settembre corrente, si sta ripetendo con una nuova folta presenza di piante selvatiche e tanti rifiuti di ogni genere. Addirittura la recinzione è divelta per un buon tratto: evidentemente i soliti vandali hanno avuto bisogno anche di dissacrare quel luogo per chissà quali bisogni personali o di gruppo.

È mai possibile che nessun amministratore pubblico, nessun dipendente degli uffici tecnici comunali, nessun vigile urbano riesca a vedere il deposito di rifiuti e le piante selvatiche che insistono in quel “sacro” luogo che fu la palestra scoperta della storica (precedente) sede del Liceo-Ginnasio “Pietro Colonna”.

Per motivi di spazio non possiamo documentare altri simili esempi presenti in città. Forse è meglio non insistere per non mortificare ulteriormente Galatina ed i suoi onesti cittadini, che sono tanti e rappresentano la stragrande maggioranza degli abitanti di una città che tra enormi affanni quotidiani riesce a far quadrare i conti della famiglia e non ha il tempo per poggiare lo sguardo sulle nuove brutture che vengono a crearsi volontariamente o meno.

Noi che possiamo e che dobbiamo e che ormai abbiamo tanto tempo a disposizione continueremo a vigilare. Quando non denunceremo simili brutture è perché abbiamo dato la possibilità a chi di dovere di intervenire per rimuoverle. Se poi insisteranno nel non vedere (o nel non voler vedere), provvederemo a ricordare loro eventuali scempi con foto e/o articoli, magari con l’aiuto dei cittadini.