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Ora che sono passati tre mesi e più dalla fine degli esami di maturità, è il caso di riflettere sul sistema di valutazione in uso nelle nostre scuole, che spesso lascia l’amaro in bocca a non pochi studenti. Essi si chiedono, infatti, da dove sia scaturito il voto che si sono ritrovati in bacheca a fine esame.
Al voto finale si arriva attraverso una procedura valutativa che somma il punteggio delle tre prove scritte (max 45 punti), il credito scolastico integrato con il credito formativo (max 25 punti: 8, 8 e 9 rispettivamente nel terzo, quarto e quinto anno) e il colloquio (max 30 punti), per un totale di 100 punti. Come si calcoli il punteggio delle tre prove scritte, del credito scolastico e formativo e del colloquio sarebbe lungo a dirsi. Il professore impara ad usare questa procedura nel tempo e dopo uno studio matto e disperatissimo, fino a dimenticarne le ragioni e ad applicarla meccanicamente, come sovente accade quando si è in presenza di un complicato sistema formalistico. In compenso, secondo i nostri ministeriali, seguendo la procedura, il voto non è più il frutto di una valutazione soggettiva (quale eresia!) dei professori, dei quali è meglio non fidarsi – diciamoci la verità: è troppo importante il voto finale perché sia delegato a dei semplici insegnanti –, bensì il risultato matematico di un calcolo, una valutazione oggettiva, nella quale il professore ha solo il ruolo di misuratore e registratore.
Dal momento che tutto può succedere…, proviamo a vedere, con un paio di esempi, come si realizza questa valutazione oggettiva.
Facciamo il caso di uno studente molto bravo. Egli deve essere individuato subito dai suoi insegnanti, ovvero sin dal terzo anno di liceo, perché già tre anni prima della maturità si decide il voto finale del quinto anno. Infatti, se per distrazione degli insegnanti questo bravo giovane si vedesse valutato in una sola materia con un misero sette (7), gli sarebbe preclusa la lode finale, che si ottiene solo se negli ultimi tre anni non si è riportato nessun voto inferiore a otto (8). Durante lo scrutinio finale del terzo anno, la prontezza di riflessi dell’insegnante, animato da un istintivo impulso meritocratico, si rivela nel momento in cui, accortosi di questo pericolo, si leva in piedi ed esorta i colleghi a non penalizzare il ragazzo con un sette in latino o in educazione fisica o in matematica, un voto che gli pregiudicherebbe la lode finale. Come fare a dirgli di no? Il Consiglio di classe decide allora di assegnare d’ufficio (tecnicamente si chiama voto di Consiglio) otto (8) in quella disciplina. Potrebbe succedere la stessa cosa per due discipline? No comment. E’ certo però che la stessa cosa potrebbe ripetersi l’anno seguente e poi anche nell’ultimo anno. Sto parlando di qualche caso sporadico di raccomandazione e corruzione scolastica? No, no, per carità, queste cose non accadono nella scuola italiana! Sto parlando di una pratica diffusissima che ha come slogan “premiare il merito”!
Facciamo un altro caso: lo studente meritevole è giunto all’esame di stato con un credito scolastico che tende al venticinque (il massimo). Non entro nel merito della complicatissima procedura che prevede l’assegnazione del credito scolastico e di quello formativo, sulla quale pure ci sarebbe molto da dire. I commissari esterni sanno che un candidato è meritevole di un voto molto alto, diciamo da novanta a cento, perché conoscono la valutazione della scuola, che presenta il candidato con una media notevole e un credito piuttosto alto. Ma intanto il candidato meritevole potrà accedere al bonus (cioè una giunta di punti fino a un max di cinque ideata dai ministeriali apposta per gratificare il merito) solo se all’esame avrà riportato un punteggio di settanta, come somma di scritto e orale. E qui scattano i conteggi dei commissari che non possono mica penalizzare gli studenti per qualche voto in meno. Pertanto la loro valutazione “oggettiva” sarà orientata dal presupposto che occorre fare in modo che il candidato meritevole raggiunga un punteggio tale che gli consenta di accedere al bonus. Qui non si tratta di misurare e calcolare, bensì di favorire una certa misurazione. Pertanto, il commissario esterno nella correzione degli scritti sarà affiancato da quello interno che sorveglierà la correzione e indirizzerà la valutazione, perché, insomma, un candidato bravo, dovrà continuare ad essere bravo anche in sede d’esame, non è così? Nell’esame orale, poi, cosa non si fa per premiare il merito…
Così, largheggiando nella valutazione dello scritto e con un po’ di buonismo all’orale, il candidato meritevole merita di ricevere il bonus, che fa lievitare il suo voto di uno, due, tre, quattro, fino a cinque punti, a seconda dei criteri meritocratici di cui si è dotata la commissione d’esame.
E tutti gli altri studenti? Beh, tutti gli altri evidentemente non sono meritevoli e quindi sono destinati a rimanere indietro. Per loro c’è stato poco interesse durante l’esame: tanto meritavano e tanto hanno preso, senza troppi largheggiamenti. Buon per loro se sono riusciti a posizionarsi benino (diciamo da ottanta a novanta), altrimenti con un sessanta o anche un settanta valgono meno che niente. Per i meritevoli, invece…
Da studente non mi sono mai piaciuti i primi della classe, mi hanno sempre insospettito. Ma come fanno…? Oggi, che sono dall’altra parte della barricata, capisco che tutto può succedere… Per questo motivo dico ai meno bravi, quelli che non hanno preso la lode e a cui nessuno ha dato nulla, e comunque hanno avuto un buon voto: siete voi i migliori, tutto quello che avete preso ve lo siete guadagnato da soli!
Un’ultima considerazione socio-scolastica: l’esito del protocollo docimologico, per il quale i bravi diventano sempre più bravi e tutti gli altri rimangono mediocri, evoca in me l’allarme di non pochi economisti che lamentano una distribuzione della ricchezza piuttosto diseguale, con i ricchi che diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, mentre la classe media, impoverita, è lasciata a se stessa e sopravvive come può all’invasione barbarica. Che ci sia qualche congruenza tra il sistema valutativo scolastico e l’attuale assetto economico della nostra società?
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